Tecniche di ricostruzione della cartilagine

O. Barbier C. Choufani

Le lesioni condrali o osteocondrali sono relativamente comuni, spesso trascurate e colpiscono numerose articolazioni, principalmente
il ginocchio e la caviglia. La loro presa in carico rappresenta una vera e propria sfida che deve non solo consentire
la ricostruzione duratura della cartilagine ialina, ma soprattutto essere in grado di prevenire l’artrosi. Le lesioni osteocondrali si
verificano in casi di trauma o nei casi di osteocondrite dissecante. In linea di principio, il trattamento ricostruttivo è destinato
esclusivamente alle lesioni profonde e sintomatiche corrispondenti agli stadi III e IV della classificazione dell’International Cartilage
Repair Society, escludendo il trattamento delle lesioni superficiali, delle lesioni asintomatiche spesso scoperte fortuitamente
e delle lesioni a specchio che rientrano nel quadro delle lesioni artrosiche. L’arsenale terapeutico è in continua evoluzione grazie
a nuove tecniche frutto della ricerca, di accessibilità variabile a seconda del paese e della legislazione in vigore. Tuttavia, la prova
clinica della loro efficacia, o addirittura della loro superiorità, è molto complessa da ottenere. Si distinguono tre tipi di procedure:
tecniche palliative (trattamento terapeutici, semplice debridement), tecniche di riparazione (microperforazioni, matrici acellulari,
gel) che portano a fibrocartilagine e tecniche di rigenerazione (innesti autologhi e mosaicoplastica, innesti di condrociti, innesto di
cartilagine articolare). La loro presa in carico prevede una valutazione della lesione (sede, dimensioni, profondità), una valutazione
locale dell’articolazione (stabilità, mobilità) e locoregionale dell’arto (asse) nonché una valutazione generale del paziente (livello
di disagio funzionale, livello di disagio sportivo, indice di massa corporea, ecc.). Le indicazioni per il trattamento della lesione cartilaginea
tengono conto della localizzazione, della superficie e della profondità della perdita di sostanza, del disagio funzionale
dei pazienti, della condizione articolare e del contesto del paziente. Per l’osteocondrite dissecante vengono analizzate anche
la vitalità e la stabilità del frammento. Instabilità o disallineamento vengono trattati preventivamente o contemporaneamente.

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