Protesi totale di spalla, anatomica e inversa, elettiva, non traumatica

C. Nérot, X. Ohl

Negli ultimi quarant’anni, il numero di impianti di protesi di spalla è aumentato in modo significativo (più che triplicato tra il 2006
e il 2019), con risultati clinici che incoraggiano il loro impiego e il loro sviluppo. Sono qui descritti i dati anatomici, clinici e paraclinici
preoperatori; questi costituiscono il presupposto essenziale prima dell’indicazione definitiva. Considerevole è il contributo dell’rx
per individuare una perdita di sostanza ossea (della glena in particolare; è alla base di nuove tecniche di pianificazione preoperatoria
senza o con la realizzazione di strumentazione paziente-specifica (PSI [patient specific instrumentation] /GPS [guide specific
patient]) e ugualmente anche la navigazione perioperatoria. Per quanto riguarda i tessuti molli, l’rx (così come la risonanza
magnetica) permette di valutare la qualità dei muscoli della cuffia dei rotatori. Ciò è tanto più importante in quanto glena e cuffia
rappresentano due punti fondamentali nelle artroplastiche di spalla. La qualità dell’esposizione e la via d’accesso sono parte
integrante della strategia chirurgica. Qualunque sia l’artroplastica totale scelta, la qualità dell’esposizione glenoidea è un momento
delicato ma essenziale per garantire un lavoro efficace: preparazione ossea e fissazione dell’impianto. Il rispetto dei tessuti molli
e il ripristino di un equilibrio soddisfacente sono gli elementi chiave di un buon risultato funzionale delle protesi anatomiche. In
caso di omartrosi associata a rottura irreparabile della cuffia dei rotatori, i principi meccanici descritti da Paul Grammont per
la protesi inversa sono serviti come base per numerosi studi clinici e biomeccanici che hanno permesso di specificare i criteri di
posizionamento più idonei, soprattutto per la parte glenoidea al fine di migliorare la longevità dell’impianto e i risultati funzionali,
in particolare range di rotazione per protesi inverse, modificando le caratteristiche della cavità glenoidea e dell’impianto omerale.
Le procedure associate come l’innesto osseo o il trasferimento tendineo possono essere indicate e vanno ugualmente pianificate

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