Ricostruzione chirurgica del legamento crociato posteriore

P. Djian, R. Rousseau, P. Christel, R. Seil

La ricostruzione chirurgica del legamento crociato posteriore (LCP) è progredita negli ultimi 10 anni grazie a una migliore conoscenza della sua anatomia e biomeccanica. Per ottenere un risultato anatomico soddisfacente è fondamentale rispettare la posizione dei siti d’inserzione, soprattutto a livello del condilo mediale. L’utilizzo dell’artroscopio e dell’amplificatore di brillanza migliora la precisione del posizionamento dell’innesto. La maggior parte delle tecniche descritte utilizza innesti tendinei autologhi prelevati dal legamento rotuleo, dal tendine quadricipitale o dai ischiocrurali mediali. La ricostruzione può essere eseguita mediante artrotomia o artroscopia utilizzando un innesto a un fascio, la cosiddetta tecnica “isometrica”, o un innesto a due fasci, la cosiddetta tecnica “anatomica”. Solo la seconda tecnica di ricostruzione può riprodurre la fisiologia del LCP con un fascio anterolaterale (anterolateral bundle [ALB]) che si allunga in flessione e un fascio posteromediale (posteromedial bundle [PMB]) che si allunga in estensione. La ricostruzione a fascio singolo è utilizzata maggiormente nelle lassità posteriori isolate di bassa ampiezza e le ricostruzioni a doppio fascio nelle lassità posteriori maggiori sempre associate a danno periferico. In questi casi, la ricostruzione del LCP deve essere associata a una ricostruzione periferica, ed eventualmente a un’osteotomia tibiale.

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