Tecniche e indicazioni degli innesti ossei e osteocartilaginei

P.-L. Docquier T. Schubert

Gli innesti ossei e cartilaginei fanno parte dell’arsenale terapeutico nella chirurgia dell’apparato locomotore. Si descrivono le proprietà di questi diversi tessuti umani. I trapianti autologhi ossei e cartilaginei restano gli innesti di riferimento per la loro vitalità persistente dopo l’impianto, contrariamente ai trapianti omologhi. Questi ultimi sono devitalizzati in seguito alla loro conservazione sia a freddo sia tramite liofilizzazione. La conservazione avviene in unità tecniche chiamate banca di tessuto. La loro attività è regolamentata giuridicamente. Questa conservazione di tessuto dopo il prelievo ha il vantaggio di offrire un materiale di ricostruzione appropriato per l’apparato locomotore e di permettere numerose possibilità d’impiego che passeremo in rassegna. La devitalizzazione dei trapianti omologhi provoca anche un certo numero di complicanze tra cui la pseudoartrosi e la frattura da stress, che il chirurgo deve poter prevedere. Gli innesti omologhi di osso corticale permettono anche di sfruttare il loro contenuto in fattori osteo-induttori che possono così essere utilizzati per favorire la consolidazione ossea. Il progresso dell’imaging, dell’informatica e dell’ingegneria permettono oggi di selezionare e di adattare un innesto omologo osseo di morfologia più appropriata per una ricostruzione precisa, e di migliorare la qualità del gesto chirurgico pianificato in corso d’intervento. L’innesto autologo e omologo ossei o osteoarticolari restano elementi di base nella chirurgia ortopedica ed è necessario conoscere questi fondamenti. Gli innesti omologhi ossei, quando disponibili per il chirurgo, offrono possibilità supplementari di ricostruzione ossea o osteoarticolare.

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