Da oltre un secolo e mezzo, la chirurgia dell’alluce valgo ha fortemente stimolato l’interesse dei chirurghi. Alcune tecniche, inizialmente divenute celebri, sono state abbandonate. Altre, molto più recenti, stanno aspettando la prova del tempo per convalidare i loro risultati. Lo stesso vale per la tecnica percutanea, il cui peso è in costante crescita. In generale, alcuni gesti sono comuni a diverse tecniche, e ovviamente non ce ne sono che siano universali e in grado di trattare tutte le tipologie di alluce valgo. Appare quindi essenziale prima di tutto definire un’indicazione chirurgica e scegliere la/le procedura/e terapeutica/e, caratterizzare perfettamente il tipo di deformità. Innanzitutto è necessario conoscere le principali vie d’accesso, comprese quelle più recenti. È prassi tuttora comune distinguere tra tecniche chirurgiche cosiddette “radicali”, resecanti la totalità o una parte dell’articolazione, da quelle “conservative”, tra le quali si individuano quelle che intervengono solo sui tessuti molli e quelle comprendenti osteotomie delle falangi, metatarsali, anche cuneiformi. Dovrebbe essere valutata inoltre la gestione postoperatoria del paziente. Di fronte a questa moltitudine di scelte tecniche, è necessario pensare di associare i gesti quando sono complementari e individuare le indicazioni non solo secondo imperativi radiologici e clinici, ma prendere in considerazione anche le motivazioni e i bisogni dei pazienti, elemento che rappresenta certamente una delle difficoltà maggiori di questa chirurgia.