Il trattamento delle fratture del collo del femore nell’adulto si basa essenzialmente su un’osteosintesi conservativa o sulla posa di un’artroplastica. La potenziale gravità evolutiva e specifica di tali lesioni verso la pseudoartrosi e/o la necrosi cefalica è legata all’interruzione della vascolarizzazione dell’epifisi superiore della testa del femore concomitante al trauma. Le loro diverse classificazioni vengono esposte e valutate. Il rischio di lesione definitiva della microcircolazione ossea e l’età di insorgenza sono alla base delle indicazioni operatorie. Nella persona anziana e fragile, tali lesioni traumatiche divengono sempre più frequenti a causa dell’osteoporosi senile, ma anche di gravità generale a causa del rischio di scompenso delle comorbilità. In questo contesto, il loro trattamento è di tipo pluridisciplinare comprendendo almeno il geriatra, l’anestesista e il chirurgo. Nella traumatologia geriatrica, la dicotomia delle indicazioni operatorie è semplice: lievemente scomposta, viene sistematicamente osteosintetizzata; scomposta, beneficia di un’artroplastica allo scopo di agevolare l’assistenza infermieristica e la verticalizzazione precoce. I diversi tipi di osteosintesi e artroplastica vengono descritti con le loro diverse opzioni tecniche e le loro indicazioni privilegiate. Nel soggetto giovane, il trattamento conservativo che si basa su una riduzione anatomica e un’osteosintesi stabile è sistematico e urgente. Per le fratture scomposte, il limite di età delle indicazioni fra osteosintesi e artroplastica rimane in discussione e dipende dalle comorbilità, lo stato funzionale del paziente e le abitudini del traumatologo. Di fronte a un fallimento di fissazione e/o necrosi, si raccomanda la posa di un’artroplastica. Una pseudoartrosi cervicale può essere oggetto di una chirurgia conservativa fatta salva la certezza della vitalità cefalica.