Trattamento delle epifisiolisi femorali superiori

C. Mallet B. Ilharreborde

L’epifisiolisi femorale superiore è la più frequente patologia dell’anca nell’adolescente prepuberale. La gravità dello spostamento e la stabilità dell’epifisi sono due elementi prognostici determinanti per il trattamento. Nel corso dei decenni, indipendentemente dalla gravità dello spostamento epifisario, il trattamento chirurgico consisteva in una fissazione in situ dell’epifisi per impedire un ulteriore slittamento epifisario progressivo e l’insorgenza di un’epifisiolisi acuta con grande spostamento portatrice di osteonecrosi femorale. Tuttavia, le deformazioni residue dell’epifisi dopo l’avvitamento in situ possono essere responsabili di un conflitto femoro-acetabolare e di coxartrosi a lungo termine. È il motivo per il quale, ad oggi, la fissazione in situ tende ad essere riservata alle epifisiolisi con un piccolo spostamento, sia che siano stabili o instabili. In caso di epifisiolisi stabili con spostamento moderato e grave, vengono nuovamente proposte diverse osteotomie per permettere una riduzione dell’epifisi (osteotomia di Dunn, Dunn modificata e osteotomia cervicale ad angolo anteriore), limitando al contempo il rischio di osteonecrosi relativo a queste tecniche. In caso di epifisiolisi instabile con grave spostamento, il trattamento rimane controverso; la riduzione epifisaria a cielo aperto seguita da un’osteosintesi sembra essere il trattamento prescelto. Indipendentemente dal trattamento realizzato, la complicanza più temuta è l’osteonecrosi della testa del femore.

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