In una lussazione femororotulea si verifica la totale perdita di contatto fra rotula e troclea. I tre principali fattori di rischio di instabilità rotulea con soglia statica sono la displasia della troclea, la rotula alta e un’eccessiva distanza fra la tuberosità tibiale anteriore e la gola della troclea. Una displasia rotulea, caratterizzata da un’ipoplasia della faccetta mediale, può essere associata ad altre anomalie anatomiche, così come ad anomalie nella torsione degli arti inferiori senza che si possano proporre dei valori soglia. La lussazione inaugurale è secondaria a un trauma che insorge prevalentemente nel secondo decennio di vita. Le analisi cliniche e paracliniche devono permettere di quantificare la displasia femororotulea. Gli esami radiografici sono fondamentali per l’analisi della morfologia dell’osso e devono essere associati a un imaging per sezioni, tramite tomografia o risonanza magnetica, per l’analisi dei danni tissutali, della cartilagine e dell’osso. Il legamento patellofemorale mediale viene sistematicamente leso al momento del primo episodio di lussazione. Questa lesione contribuisce al quarto fattore spesso citato, il basculamento rotuleo, che di fatto non è altro che la conseguenza degli altri tre. Esistono inoltre fattori di rischio di instabilità detti “secondari”: disturbi nella torsione femorale e tibiale, eccessivo ginocchio valgo e ipermobilità. Il trattamento chirurgico è indicato in caso di episodi multipli di lussazione all’origine di un’apprensione che comporta un impatto sulle attività della vita quotidiana e una disabilità nello sport in pazienti più spesso giovani. Il principio di chirurgia “à la carte” viene applicato per correggere su richiesta i diversi fattori di instabilità. Di seguito vengono esposte le principali tecniche chirurgiche, cominciando dagli interventi ossei per poi passare agli interventi su legamenti e muscoli. Il successo della chirurgia dipende dall’associazione di queste diverse tecniche in funzione della pianificazione chirurgica.