Artroplastica totale dell'anca per lussazione congenita
X. Flecher, S. Parratte, J.-M. Aubaniac, J.-N. Argenson
L'esecuzione di un'artroplastica totale dell'anca in ragione di una lussazione congenita rappresenta probabilmente tutt'oggi una delle sfide più insidiose che si possano affrontare nel campo dell'artroplastica primaria dell'anca. È opportuno capire i desideri funzionali del paziente, talvolta poco realistici, analizzare i disturbi anatomici, servendosi anche di radiografie, e prevedere le eventuali complicazioni. La conclusione delle indagini deve permettere una pianificazione rigorosa e dettagliata. Tale documentazione comprende una radiografia frontale del bacino, che consenta di stabilire la gravità della lussazione, radiografie frontali e laterali dell'anca, una telemetria frontale, se possibile da supini e, in funzione dell'esame clinico, una radiografia del rachide, del piede (equino varo) e una telemetria laterale (deformità in flessione). L'analisi dell'allungamento dell'arto, spesso diversa da una semplice valutazione della differenza di lunghezza, deve essere rigorosa. È utile avere a disposizione uno scanner che permetta analisi 3D. Si può procedere secondo la classica via chirurgica, anche se, storicamente, la via transtrocanterica è quella maggiormente descritta. Si deve prevedere una trocanterotomia nel caso in cui essa permetta un più facile accesso al paleocotile o se il grande trocantere necessita di essere riposizionato. A livello del cotile, sono spesso necessari degli impianti di dimensioni ridotte e un innesto nella parte superiore; a livello femorale, invece, può essere utile ricorrere a impianti miniaturizzati. È inoltre importante occuparsi dell'antiversione femorale, che è molto variabile e nella maggior parte dei casi diversa dall'antiversione protesica definitiva. Nel caso si faccia ricorso a uno stelo senza cemento, la radiografia consente di prevedere l'utilità di uno stelo a collo modulare, se non addirittura su misura. Tenendo conto di tutte le specificità elencate, il risultato funzionale viene spesso valutato come "miracoloso" da pazienti con handicap preoperatori importanti e datati, nonostante il tasso di insorgenza di complicazioni sia più elevato rispetto alla globalità delle protesi totali dell'anca.