Fratture delle falangi e dei metacarpali

P. Bellemère, F. Chaise, E. Gaisne, T. Loubersac, P. Poirier

Le fratture falangee e metacarpali sono le fratture traumatiche
più frequenti e presentano una grande diversità
di quadri anatomopatologici. È noto che tali fratture possono portare
a gravi conseguenze funzionali dovute a edema,
aderenze tendinoperiostali, rigidità articolari o vizi di consolidazione.

Obiettivo
del trattamento è quindi assicurare la consolidazione della
frattura in posizione anatomica, pur consentendo
una mobilizzazione della catena digitale il più precocemente possibile.

Nella
maggior parte dei casi, questo obiettivo può essere raggiunto
mediante il solo trattamento ortopedico, che non deve
essere visto come un abbandono terapeutico e deve essere attuato con grande
rigore sia nella fase di realizzazione
sia durante i controlli per poter dare risultati ottimali.

L’osteosintesi, quando necessaria, deve mirare a risultati superiori
a quelli del trattamento ortopedico in termini di stabilizzazione
della frattura, durata dell’immobilizzazione e insorgenza di complicanze.
La grande varietà delle tecniche di
osteosintesi disponibili permette, a seconda della localizzazione della frattura,
di scegliere la soluzione più adatta al tipo
di rima di frattura e alla presenza di eventuali lesioni associate.
In questo articolo verranno prese in considerazione anche le complicanze direttamente
correlate alla frattura, come i vizi
di consolidazione e le pseudoartrosi, assieme alle caratteristiche specifiche
delle fratture che insorgono nel bambino.


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