Mano torta radiale: distrazione del polso e trapianto dell'articolazione

S.K. Vilkki

La mano torta radiale è una grave malformazione congenita, che compromette
notevolmente la funzione e l'aspetto dell'arto superiore. Si presenta come
deficienza radiale dell'avambraccio e della mano con vari livelli di gravità.
Ai livelli più gravi (grado III e IV di Bayne) l'arto è molto
corto e la mano, oltre a non possedere il supporto radiale, è completamente
deviata verso il radio. Ciò comporta una deformità orribile,
con una capacità funzionale decisamente inferiore rispetto a quella
di un arto normale. Nel secolo scorso sono state adottate molte opzioni di
trattamento, chirurgiche e non. Il trattamento rimane tuttora controverso in
quanto non si dispone di un metodo che possa risolvere tutti i problemi di
un'estremità deviata radialmente e con una crescita anomala mediante
un'unica procedura chirurgica. La mancanza di crescita in senso longitudinale
a livello dell'epifisi ulnare distale darà origine, anche senza trattamento,
a una riduzione del 3540% della lunghezza definitiva dell'estremità.
Il trattamento chirurgico classico, la centralizzazione, ha spesso aggiunto
una componente iatrogena a questo deficit di crescita. Il presente capitolo
propone un nuovo approccio che intende evitare le manipolazioni dell'area articolare
ulnocarpale distale e gli impedimenti alla crescita distale dell'ulna. Si pone
l'accento sul tentativo di ottenere una crescita dell'ulna il più possibile
naturale. Le tecniche presentate associano una correzione mediante distrazione
dell'estremità deformata con una ricostruzione microchirurgica del polso.
Trapiantando il secondo osso metatarsale autogeno vascolarizzato e l'adiacente
articolazione metatarsofalangea, la posizione corretta della mano potrà essere
stabilizzata e mantenuta in modo accettabile durante il periodo di crescita.
Il transfer articolare completo prevede due placche epifisarie che cresceranno
se il trapianto avrà esito positivo. La metà radiale dell'articolazione
radiocarpica viene ricostruita contemporaneamente consentendo una buona mobilità del
polso. Il difetto del sito donatore dell'innesto epifisario è minimo.
L'Autore ha impiegato questo nuovo metodo per oltre 13 anni in 16 pazienti,
ottenendo risultati positivi. Altre opzioni di innesto microvascolare delle
strutture di accrescimento potrebbero comprendere la fibula prossimale con
la sua epifisi, che tuttavia a lungo termine ha dimostrato uno scarso potenziale
di crescita; inoltre questa procedura comporta un pericolo molto maggiore di
difetto del sito donatore e potrebbe indurre deformità della caviglia
qualora l'innesto dalla fibula fosse prelevato in tenera età.


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