Tecniche di inchiodamento endomidollare

M. Ehlinger, P. Adam, G. Taglang, C. Lefevre, F. Bonnomet

L'origine dell'inchiodamento endomidollare delle ossa lunghe risale al 1850. Il padre dell'inchiodamento moderno è Gerhard Küntscher, che a partire dal 1939 propose un tutore endomidollare anterogrado introdotto a focolaio chiuso. Il principio dell'inchiodamento endomidollare è quello di posizionare un tutore interno allo scopo di ottenere una sintesi stabile e solida che permetta una ripresa rapida della funzione, una mobilizzazione immediata e una rimessa in carico precoce per gli arti inferiori. Il nostro lavoro ha un fine didattico e cercheremo di essere il più chiari possibile nella descrizione della tecnica di inchiodamento. A questo scopo parleremo dell'inchiodamento alesato, soffermandoci in modo dettagliato unicamente sull'inchiodamento diafisario delle tre principali ossa lunghe: l'omero, il femore, la tibia. Riprenderemo pragmaticamente le diverse tappe tecniche dell'inchiodamento, precisandone ove necessario le specificità per ogni segmento osseo. Verranno quindi esposti nel dettaglio: il posizionamento, la riduzione, il campo operatorio, il punto di accesso, il passaggio del filo guida e l'alesaggio, la misura della lunghezza del chiodo, l'inchiodamento e infine il bloccaggio. Ricordiamo che l'ambito di applicazione dell'inchiodamento è vasto e comprende il trattamento delle fratture traumatiche fresche diafisarie, metafisarie, oppure epifisarie, la cura delle pseudoartrosi, il trattamento dei calli ossei viziosi sagittali, frontali e orizzontali, il trattamento curativo o preventivo delle fratture patologiche e persino la dismetria degli arti.

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